PER LA PROSSIMA STAGIONE ESPOSITIVA!
La foto dell’anno
Nella sua edizione 2022, il World Press Photo Contest ha scelto di assegnare il premio World Press Photo Of The Year all’opera della fotografa canadese Amber Bracken “Kamploops Residential School”.
A Kamloops, nella British Columbia, una fila di abiti rossi appesi a croci in legno, lungo il ciglio di una strada, commemora i 215 bambini morti alla Kamloops Indian Residential School, uno fra gli istituti attivi fin dal XIX secolo allo scopo di ‘assimilare’ i bambini indigeni alla cultura occidentale. Gli studenti venivano allontanati dalle loro case e dai loro genitori – spesso con la forza – e veniva loro proibito di comunicare nella loro lingua. Si stima che più di 150’000 bambini abbiano varcato le porte di queste scuole prima che l’ultima venisse chiusa nel 1996, e che almeno 4’100 di loro siano morti a causa di maltrattamenti, negligenza, malattie o incidenti.
La storia dell’anno
Il premio World Press Photo Story Of The Year è invece stato assegnato al fotoreporter australiano Matthew Abbott per la sua opera “Saving Forests with Fire”.
In primo piano, il capo tribù Nawarddeken Conrad Maralngurra è intento a bruciare dell’erba per proteggere la comunità di Mamadawerre dagli incendi di fine stagione. Per migliaia di anni, attraverso una pratica conosciuta con il nome di ‘cool burning’ gli indigeni australiani hanno bruciato strategicamente la terra per proteggere le loro
foreste: le tribù si assicurano che il fuoco si muova lentamente, bruciando solo il sottobosco e rimuovendo l’accumulo di combustibile che alimenta incendi più grandi. Così facendo, impediscono che si verifichino incendi distruttivi nei mesi più caldi e secchi dell’anno.
In occasione della chiusura della mostra, la sezione Open Doors del Locarno Film Festival, in collaborazione con la Città di Bellinzona, presenta il tradizionale evento dedicato al dialogo fra cinema e fotogiornalismo: protagonista di questa edizione sarà la pellicola del regista César Díaz Nuestras madres.
Figure avvolte nel sonno, immagini di uomini e animali dormienti da osservare in punta di piedi: gli ottanta scatti che compongono l’esposizione Dormire, forse sognare sono il frutto lentamente sedimentato della carriera del celebre fotografo e fotoreporter Ferdinando Scianna. Dalle campagne alle metropoli, dagli angoli nascosti di paesini sperduti alla folla che inonda le strade, dai treni in corsa all’atmosfera rarefatta degli interni, ciascuna delle immagini accompagna il visitatore alla scoperta della curiosità verso il sonno, il sogno e il mondo onirico che da sempre albergano in Scianna.
Esposizione a tratti dolce e leggera, come il sonno dei bambini, a tratti più cupa e tormentata, Dormire, forse sognare vuole essere uno stimolo all’evasione, al sogno e alla riflessione, in un periodo in cui – forse come mai prima d’ora – ne abbiamo bisogno.
In occasione dell’apertura della mostra, il celebre fotografo e fotoreporter siciliano Ferdinando Scianna dialogherà con Elio Schenini, storico dell’arte e curatore indipendente, a lungo conservatore del Museo d’arte della Svizzera
italiana (MASI).
Talk in collaborazione con la Fondazione Sasso Corbaro.
L’incontro con il sogno ha da sempre segnato il cammino dell’uomo nella vita. La vita è sogno, come ricordava Pedro Caldéron de la Barca, ma anche il sogno è vita.
I 50 scatti che compongono la mostra rivelano come ciascuna donna* parli in modo diverso, cucini, pensi e viva diversamente dalle altre. Riconoscere questa diversità e accoglierla nasconde, secondo le autrici del progetto, un potenziale e una forza incredibili: in un mondo concentrato sulla concorrenza, che premia chi ‘sgomita’ per farsi avanti, sembra delinearsi una nuova prospettiva: l’empatia, combinata con la forza di volontà, potrebbero essere la chiave per il nostro futuro.
Nel corso dell’estate 2021 la mostra 50 | 50 | 50 toccherà tutte le maggiori città elvetiche, con tappe a Losanna, Berna, Basilea, Zurigo, Ginevra e Yverdon-les- Bains.
(* L’asterisco viene usato per includere le persone non-binarie nel discorso di Frauenstreikfotografinnen. Un compromesso che vuole sottolineare come la nostra lingua ancora non disponga delle parole necessarie).
Ritratti di donne* nella Svizzera di oggi,
un approccio fotografico al femminile
© Photo Anna Rosenwasser by Lea Reutimann
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